Lo sbarco di Garibaldi sulla costa calabrese, il 19 agosto 1860, nella località di Melito di Porto Salvo ha lasciato innumerevoli tracce nel territorio, che si possono osservare ancora ai nostri giorni.
L’azione militare, partita dal porto Giardini di Taormina, fu condotta con l’impiego di due piroscafi: il Franklin e il Torino. Il relitto di quest’ultimo è visibile a pochi metri dalla riva. Adagiato su un basso fondale, giace a circa 7 metri di profondità. È pertanto facilmente reperibile e meta di molti appassionati dell’immersione.
Il Torino era una nave a tre alberi, a vela e vapore. Costruita nei cantieri navali John Mare di Londra, fu varata il 20 agosto 1856. Lo scafo in ferro, misurava 80.77 m di lunghezza e 11.58 metri di larghezza. Con una stazza di 1847 tonnellate, montava un motore Maudslay & Field di 260 cavalli, con propulsione ad elica. Preso a noleggio da Garibaldi, nei due viaggi lungo la rotta Genova-Palermo del 20 luglio 1860 e 10 agosto 1860, trasportò circa 2000 volontari in Sicilia.
Salpati nella serata del 18 agosto 1860 da Giardini, i due piroscafi, dopo una navigazione durata circa 4 ore, raggiunsero le acque davanti alla località di Melito, luogo fissato per l’approdo. Nelle fasi conclusive dell’avvicinamento alla spiaggia, il comandante (Bixio) a bordo del piroscafo Torino ordinò di sorpassare a pieno vapore la nave che lo precedeva, mandando la nave in secco su un basso fondale. Tutti gli sforzi profusi per disincagliare il piroscafo risultarono purtroppo vani.
Anche se lo sbarco sulla costa calabrese risultò un successo, nel pomeriggio del 19 agosto 1860, giunsero nelle acque difronte a Melito due navi da guerra borboniche, spintesi oltre al limite del Capo d’Armi: Aquila e Fulminante. Queste, dotate di armi d’artiglieria iniziarono a bombardare le zone nelle quali i garibaldini si stavano riorganizzando. Protetti dalla folta vegetazione, le truppe di Garibaldi riuscirono a sottrarsi all’attacco, abbandonando però definitivamente il piroscafo Torino nelle mani delle forze borboniche. Impossibilitati a far riprendere il mare al piroscafo, il comandante Besia, decise di incendiare la nave e di colpirla con i cannoni, fino a farla sprofondare nei flutti.
Ecco cosa resta ad del relitto:












A testimonianza dei fatti, è stato eretto un museo garibaldino, purtroppo non più accessibile al pubblico da alcuni anni. La stele costituisce il punto di riferimento per trovare il sito del relitto.


Garibaldi, lasciata la spiaggia acclamato dalle sue truppe, trovò rifugio nel palazzo del Marchese Ramirez in località di Annà, distante circa un chilometro dal luogo dello sbarco. Qui, assieme agli ufficiali del suo Stato Maggiore, i sistemò sul balcone, per seguire con il cannocchiale lo svolgimento della battaglia. Fu comunque una grave imperizia, infatti un colpo sparato dalla nave Aquila centrò il lato sinistro del palazzi Ramirez, sotto il cornicione, proprio all’altezza dell’architrave della porta del balcone…
Palazzo Ramirez è stato trasformato in un ristorante (Casina dei mille) molto accogliente, dove si mangia divinamente. Ad allietare i commensali, quella palla di cannone visibile sul lato sinistro della facciata… a ricordare la storia.



Sono stato sotto l’albero dove l’avevano ferito
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Spettacolo.
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Grazie…
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Cm si vede bene il relitto Torino 🤩🤩🤩wowww bellissimo, che mare cristallino poi….complimenti per i tuoi scatti sempre più belli, sei proprio bravo 😊😊😊
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Grazie… 🙂
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Grazie dell’interessante articolo (e che mare!).
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🙂
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